VOTI SCOLASTICI: SI O NO?

Voti scolastici psicologia
Voti scolastici psicologia

“….Recentemente ho letto che in Francia sono in atto discussioni su come valutare i risultati dei ragazzi in classe; fra le proposte pare ci sia quella di non sottoporre i ragazzi alla valutazione con i voti…. Non pare che la scuola stia rinunciando a un suo compito di far prendere coscienza agli
alunni dei loro limiti e impegnarsi e faticare per ottenere risultati?” A. P.

Gentile lettrice,
rispondo con piacere alla Sua domanda riguardo la proposta del ministro francese Hamon sull’abolizione dei voti scolastici. Si tratta di un tema molto dibattuto negli ultimi mesi, che ha acceso non poche polemiche, chi a favore chi contro. Non è semplice dare un parere univoco e valido in tutti i casi. Sicuramente c’è da considerare l’età degli alunni.

Per i ragazzi più giovani, intendendo scuola primaria soprattutto, effettivamente il voto numerico può davvero essere poco indicativo di un apprendimento fatto da tante cose, in primis l’impegno e il percorso di crescita del singolo alunno. In questi casi sarebbe più opportuno un giudizio/resoconto che restituisca con maggiore completezza il livello e la qualità dell’apprendimento, evidenziando fattori di forza e fattori di criticità ma soprattutto le strategie e le competenze necessarie per il raggiungimento degli obiettivi. Bisogna ricordare che in questa fase, almeno fino alla scuola secondaria di primo grado, abbiamo a che fare con alunni in crescita che cambiano molto rapidamente e che stanno gettando le basi per accedere verso una formazione sempre più complessa e articolata; sarebbe allora più opportuno guidarli verso un metodo che consenta loro di monitorare il proprio apprendimento, invece che “etichettare” precocemente con un voto numerico. È assai comune la circostanza in cui lo stesso “nove” abbia significato diverso a seconda del ragazzo: molto meglio allora precisare in cosa consista tale differenza piuttosto che ridurre al voto che non fornisce informazioni aggiuntive.

Diversa è la questione per i ragazzi più grandi, fino ad arrivare all’università dove addirittura la media degli esami diventa molto importante e discriminante per una preparazione di alto livello; il voto numerico ha allora la sua reale motivazione.

La proposta francese parte probabilmente come tentativo di ridurre l’ansia da prestazione a cui sono sottoposti gli alunni con i voti. È innegabile che i voti generino forte ansia e preoccupazione per bambini e ragazzi, ma perché?

Molto spesso accade che il voto venga confuso con un giudizio globale sulla persona: ovvero “sei da 6”, e non “hai preso 6”. Il voto in questi casi può diventare un giudizio implacabile, mentre invece dovrebbe valutare semplicemente una performance; ecco allora instaurarsi disistima, scarsa fiducia nelle proprie capacità e il brutto voto diventa una profezia che si autoavvera.

Il voto, quando positivo, è sicuramente un valido rinforzo che premia l’impegno e la bravura; al contrario, quando invece è negativo, dovrebbe soprattutto essere un’opportunità per imparare ad accettare e gestire i conflitti, quindi un’opportunità di crescita che necessariamente passa anche attraverso momenti di difficoltà.

Il voto allora non va necessariamente “demonizzato” ma usato però nel giusto modo affinché produca reali benefici alla crescita del ragazzo, che è poi l’obiettivo dell’educazione.

Dott.ssa Nicoletta Agozzino
Psicologa Psicoterapeuta
info@psicologia-agozzino.com