VIOLENZE IN FAMIGLIA

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VIOLENZA IN FAMIGLIA

Cara Dott.ssa, certamente avrà saputo del fattaccio accaduto qualche giorno fa a Cisterna di Latina, cioè di quel carabiniere che ha ucciso le due figliolette e ha ferito gravemente la moglie, prima di suicidarsi. La  mia domanda è questa: Come può un uomo e padre di famiglia, seppur scosso da una separazione mal assimilata,  arrivare a compiere un così efferato pluriomicidio? Inoltre, come risulta dalla cronaca, la moglie aveva avvisato i diretti superiori del marito e anche la polizia,  che veniva importunata costantemente dal suo ex; purtroppo sembrerebbe che non abbiano fatto nulla e addirittura lo hanno dichiarato idoneo al servizio.
Come può succedere tutto questo?
Grazie e saluti D.

Gentile D. , il quesito che Lei pone questo mese è davvero delicato e complesso nella sua analisi. Il fatto di cronaca a cui si riferisce ha letteralmente sconvolto  moltissime persone. Sembra inspiegabile come un uomo “seppur scosso da una separazione mal assimilata” possa arrivare a compiere degli atti drammatici per sé stesso e la Sua famiglia, in particolare verso i figli. Intanto oltre ad una psicopatologia che avrà inciso nell’esito tragico della storia, esiste sicuramente una questione culturale ancora lontana dall’essere assimilata: la donna non è una proprietà dell’uomo, ma è una persona libera di scegliere e di separarsi da una relazione che non ritiene più soddisfacente per vari motivi. Le donne devono imparare il prima possibile a volersi bene e ad esigere il giusto rispetto dal partner: questa è l’unica arma per proteggersi davvero e quindi per difendere anche i propri figli. Si tratta di una questione culturale di grande rilevanza: bisogna educare al rispetto, alla tolleranza ed accettazione delle differenze, mai alla prevaricazione. Le istituzioni stesse devono prendere una forte posizione in tal senso e porre particolare attenzione ad eventuali richieste di aiuto, sia dirette sia più velate o nascoste come succede in molti casi in cui la vittima non ha la forza di denunciare. In questo caso sembrerebbe che la signora abbia cercato saggiamente di allontanarsi da quest’uomo che sentiva come pericoloso ed abbia comunicato la Sua preoccupazione; purtroppo non sono state prese sufficienti misure di protezione, forse per carenze legislative in proposito, forse per un’analisi poca attenta e accorta delle denunce della signora. Riguardo poi la causa scatenante di tale efferato pluriomicidio, si tratta spesso dell’esito finale di eventi precedenti che già segnalavano la presenza di un disagio che andava curato tempestivamente: cambi di umore, scatti di aggressività, non accettazione del rifiuto o della perdita, scarsa tolleranza allo stress, condotte persecutorie nei confronti della vittima.

Dovere di ognuno, vicini parenti amici, è quello di segnalare eventuali situazioni “anomale” qualora vengano notate e invitare sempre a chiedere aiuto: la vittima anzi le vittime, come in questa drammatica storia, sentono spesso di essere “sole” e vivono situazioni di forte allarme e impotenza incapaci di proteggersi come dovrebbero.

  “Il rispetto è possibile solo se ho raggiunto l’indipendenza: se posso stare in piedi o camminare senza dover dominare o sfruttare un’altra persona. Il rispetto esiste solo sulle basi della libertà” (Erich Fromm)

Dott.ssa Nicoletta Agozzino
Psicologa Psicoterapeuta
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