AVARIZIA

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AVARIZIA

Gentile dottoressa, mi sono chiesto spesso come mai uomini, che per le loro indubbie capacità o perché abili a sfruttare circostanze favorevoli,  arrivano ad accumulare così tante ricchezze con le quali potrebbero vivere serenamente nel benessere non solo loro ma anche i loro figli,  non si accontentano di amministrare saggiamente il loro patrimonio ma si dannano l’anima per accumulare altre ricchezze ricorrendo addirittura il più delle volte anche a strumenti illeciti.
Che scatta nella mente di costoro?
R.

Gentile R. ,
Lei pone una attenta riflessione su un tema che, soprattutto nella nostra attuale società, risulta essere piuttosto diffuso: la corsa a possedere, ad accumulare beni materiali o altri riconoscimenti tangibili. Erich Fromm con il celebre “Avere o essere” descriveva molto bene questa situazione: “La differenza tra essere e avere, è essenzialmente tra una società imperniata sulle persone e una società imperniata sulle cose. L’atteggiamento dell’avere è caratteristico della società attuale in cui la sete di denaro, fama e potere, è divenuta la tematica dominante della vita.”

Il famoso “accontentarsi” che non di rado predicavano le generazioni precedenti , sembra totalmente abbandonato e decisamente fuori moda. “Accontentarsi” non in senso rinunciatario o consolatorio, ma come prezioso suggerimento a godere a pieno di quello che si ha, assaporando con gusto e riconoscenza quello che la vita può offrire di buono: vivere cioè con misura, senza strafare. Accontentarsi quindi come saggio presupposto per una vita serena.

La tendenza attuale invece è molto diversa: si fanno continui confronti, si vuole di più, quello che si ha non basta e non soddisfa, se non per breve tempo. Allora la corsa a possedere sempre di più, può diventare per alcune persone l’obiettivo principale della propria vita.

Lei chiede: cosa scatta nella mente di costoro? Sicuramente il proprio valore personale passa attraverso il possesso di ricchezze di vario tipo, riconoscimenti o ricerca del potere. Ovvero valgo ed esisto come persona, nella misura in cui riesco ad accumulare beni materiali. Con tale presupposto, la mia vita sarà sicuramente orientata ad accumulare quante più ricchezze possibili: tutti i miei sforzi e le mie azioni andranno quindi in questa direzione. In questi casi purtroppo non c’è mai un appagamento autentico, un saggio “accontentarsi”, proprio perché il proprio valore dipende in larga misura dall’accumulo o dalla ricerca continua che non si vuole interrompere. Queste persone quindi non riescono a fermarsi, come in una sorta di “dipendenza”.  

Dietro questi comportamenti possono celarsi diversi fattori scatenanti: insicurezza, paura della perdita, ansia di riconoscimento. In ogni caso la ricerca continua e forsennata di beni materiali può essere inteso come una sorta di risarcimento per mancanze di altro tipo (non di rado anche risalenti all’infanzia).