I COMPITI A CASA: SI O NO?

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 I compiti a casa, elemento di accese discussioni e dibattiti. E’ giusto farli? Sono proprio necessari? O sarebbe meglio abolirli definitivamente?
Le situazioni sono fra le più disparate:
“Mia mamma mi fa sempre rifare più volte quello che facciamo in classe, altrimenti dice che non imparo…”;  “I miei genitori lavorano, io mi arrangio da solo ma tante volte non capisco cosa bisogna fare …”;   “La maestra ci da troppi compiti, sto fino alla sera per finirli tutti …”.
I compiti a casa sono necessari e vanno fatti. Il compito è infatti un utilissimo strumento che permette di consolidare il lavoro che è stato fatto a scuola con l’insegnante. Affinché l’apprendimento diventi davvero efficace, è importante ripetere l’argomento più volte e soprattutto a breve distanza di tempo. La ripetizione è un processo fondamentale per rafforzare la memoria a lungo termine: un argomento può essere imparato e ricordato solo se la memoria è stata allenata a ripeterlo. La mancanza di esercizio quotidiano ostacola l’apprendimento proprio perché la memoria non è stata consolidata; il ragazzo infatti tenderà a dimenticare presto quell’argomento e sarà costretto a ricominciare da capo come fosse la prima volta. Inoltre il compito a casa rappresenta una verifica di quanto è stato capito e compreso; si tratta di una utilissima messa alla prova, senza però il giudizio del voto. I compiti a casa, in questo senso, possono diventare degli strumenti di automonitoraggio, cioè permettono di osservare il proprio apprendimento: sono riuscito a svolgere tutto l’esercizio, oppure ho avuto difficoltà? Il compito a casa dovrebbe essere usato come un’opportunità per verificare di avere capito la lezione, insomma un vero e proprio privilegio per imparare. Per essere davvero efficaci, i compiti non devono essere troppi o esageratamente complessi. Sono sufficienti infatti pochi compiti ed efficaci per consolidare la lezione fatta in classe, senza caricare troppo il lavoro a casa superando il tempo stabilito dal buon senso; un bambino o un ragazzo passa a scuola già diverse ore della propria giornata, diventa improduttivo prolungare eccessivamente lo sforzo.
I compiti devono essere soprattutto comprensibili, chiari e alla portata di tutti i bambini, così che possano essere svolti in maniera autonoma senza avere bisogno di un aiuto continuo da parte dell’adulto; il ruolo del genitore è quello di supervisionare il lavoro ma mai di sostituirsi al bambino.
E’ bene che i genitori dedichino ogni giorno del tempo ai compiti dei propri figli; devono porsi però come una guida attenta ma mai invasiva. Il compito a casa è un lavoro che deve svolgere il bambino, mamma e papà possono sicuramente offrire un aiuto soprattutto quando il figlio ha difficoltà ma evitando di sostituirsi a lui magari svolgendo loro stessi l’esercizio così che possa prendere “dieci”.
E’ importante invece sostenere il bambino quotidianamente, controllando insieme i compiti e dimostrandosi interessati e entusiasti del lavoro svolto; il “momento scuola” può diventare così una dolce abitudine da condividere insieme e un’occasione per risolvere prontamente eventuali difficoltà. E i compiti delle vacanze? Benissimo, ma con moderazione. La vacanza deve essere infatti un tempo diverso dal “tempo scuola”, anche per quegli alunni con maggiori difficoltà che in ogni caso non dovrebbero caricarsi con troppe attività di recupero. I compiti delle vacanze sono utili soprattutto se svolti con regolarità alcune settimane prima del rientro a scuola: è sufficiente anche una mezzora al giorno per rispolverare un po’ le idee e consentire a tutti di ripartire freschi e riposati.

Dott.ssa Nicoletta Agozzino
Psicologa e Psicoterapeuta
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